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La scoperta del sapone. Esistono varie circostanze, ancorché improbabili, che possono aver portato casualmente alla scoperta del sapone, ma è anche possibile che sia avvenuta per via empirica. Probabilmente per prime si ottennero liscivie alcaline dalla cenere di legno, che poi vennero usate per la saponificazione di sego, scarti animali, oli vegetali. La notizie storiche sono nebulose, sia per la difficoltà di distinguere il sapone vero e proprio da altre sostanze utilizzate per pulire, sia perché il sapone, per la sua natura organica e idrosolubile, non è rilevabile da ricerche di tipo archeologico, neppure attraverso i recipienti e l'equipaggiamento usati nella sua produzione che non differiscono da quelli destinati ad altri utilizzi. È da tener presente che probabilmente, nell'antichità, il problema dell'igiene personale non fosse considerato prioritario (non tanto per la scarsità di acqua calda quanto per l'accentuata causticità prodotta sull'epidermide della soda impiegata con eccessiva generosità e il lezzo derivante dall'uso di grasso animale, per lo più di ovini; infatti, le prime tecniche di pulizia furono sviluppate per pulire tessuti e indumenti, generalmente con l'utilizzo di argille (terra da follone), cenere e piante saponarie (da queste ultime si ricavano le saponine che formano soluzioni saponose che solubilizzano lo sporco e ne facilitano l'eliminazione). Fu solo dopo essere entrati in contatto col mondo vicino-orientale islamico, nell'età delle Crociate, che ci s'impadronì delle tecniche di fabbricazione di un sapone assai meno aggressivo, con l'uso di grassi vegetali, aromi e sostanze lenitive quali il balsamo. Non a caso il sapone entrò infatti in Europa grazie ai mercanti veneziani e genovesi e, per procacciarselo, dame e gentiluomini cristiani erano disposti a pagare cifre anche molto alte.

Tipi di sapone. I sali sodici degli acidi carbossilici a lunga catena hanno un pH di 9,0-10,5 (alcalini) e non sono gli unici composti esistenti usati come saponi. Esistono anche i cosiddetti saponi acidi anche detti saponi non saponi o syndet (dall'inglese "synthetic detergent" cioè "detergenti sintetici") si suddividono in anionici, anfoteri e non ionici consigliati per pelli ipersensibili ai saponi normali sono constituiti da miscele di tensioattivi come il Laurilsolfato di sodio o tensioattivi alchil-solfonici, esteri organici dell'acido solforico. Tali "saponi" hanno un pH di 5,5, simile a quello della pelle, risultando pertanto meno aggressivi verso di essa per l'assenza di alcalinità libera. La saponetta tradizionale è a base di sali sodici degli acidi carbossilici a lunga catena; i saponi liquidi in dispenser sono comparsi con la diffusione dei materiali plastici nel dopoguerra. Il sapone tradizionale è composto da sego bovino (80%) e olio di cocco o di oliva (al 20%). Un sapone dovrebbe avere tra le prime posizioni fra i suoi ingredienti gli acidi grassi saponificati di cocco, di palma e di oliva. Nei frantoi di una volta e in alcune produzioni attuali era prodotto con la spremitura di olive che restava nelle macine del frantoio dopo la prima spremitura. Spesso si tratta di olio di seconda o terza sansa di una qualità pessima, di cui la legge vieta la commercializzazione come olio da cucina. Nel dopoguerra le seconde e terze spremiture d'olio, meno pregiate e costose, erano ancora utilizzate anche a scopo alimentare. Vari frantoi industriali utilizzano le sanse per produrre saponi e compensare la scarsa resa delle olive raccolte in termini di olio da cucina; talora si arriva a macinare le olive soltanto per fare saponi perché più profittevoli dell'olio in bottiglia. I saponi liquidi che hanno un pH di 5,5 rischiano di essere, per il loro elevato contenuto d'acqua, un ambiente adatto alla proliferazione di funghi e batteri; tali saponi sono addizionati con composti disinfettanti e fungicidi. I saponi sono derivati degli acidi grassi. Tradizionalmente, sono stati prodotti a partire da trigliceridei (oli e grassi).Trigliceride è il nome chimico dei triesteri di acidi grassi e glicerina. Il Sego (grasso animale raffinato), è il trigliceride naturale di origine animale più comune. Il prodotto di saponificazione è chiamato "sodium tallowate" (nomenclatura INCI). Gli Oli vegetali più comunemente utilizzati sono quello d'oliva, di palma o quello di cocco. Ogni tipo di grasso vegetale, permette di ottenere qualità ben diverse di sapone con caratteristiche diverse. I saponi prodotti dall'olio d'oliva sono più morbidi e delicati, quelli più conosciuti, sono il Sapone di Marsiglia e il Sapone di Castiglia, noti per la loro delicatezza. Il termine "Castiglia" indica spesso saponi costituiti da una miscela di oli, ma con un'alta percentuale di olio d'oliva.

Come fare il sapone. Attenzione: l'idrossido di sodio è caustico e corrosivo. Evitate il contatto diretto con la pelle e con gli occhi. Per la sintesi del sapone si utilizzano 10 g di olio di oliva posti in un becker e a essi si aggiungono 5 g di idrossido di sodio in 40 ml di una soluzione acqua-alcol al 50% (20 ml di acqua e 20 ml di alcol). Si scalda il tutto per circa 45 minuti agitando continuamente. A parte si prepara un'altra soluzione acqua-alcol da aggiungere di volta in volta. Dopo un po' si aggiunge tutto a una soluzione di 150 ml di acqua e cloruro di sodio fredda. Questa serve a innalzare la forza ionica e a favorire la precipitazione del sapone. Si filtra il precipitato e lo si asciuga in stufa. Questo è il metodo per una completa saponificazione dell'olio (sia esso derivante dalle olive o da altra fonte animale e/o vegetale) Gli ingredienti principali del sapone sono olio di oliva di seconda o terza spremitura (le cosiddette "sanse") e glicerina. Al posto dell'idrossido di sodio per la saponificazione si usa talvolta la lisciva, una soluzione meno caustica, derivante da una soluzione filtrata di acqua e cenere di legna; la glicerina è un componente naturale che si forma per saponificazione dei trigliceridi degli oli vegetali o dei grassi animali.